23 giugno 2011

IL LAVORO IN VIGNA

La conduzione di un vigneto di qualità non può essere improvvisata. Richiede una grande esperienza, molte conoscenze e la passione di condurre un lavoro faticoso, sottoposto ai capricci del tempo e che richiede molti anni di pazienza. Una certa dose di “saper fare” in più viene anche dall’appartenere ad una famiglia di viticoltori “respirando” fin dall’infanzia un certo modo di lavorare e di pensare. L’uomo comunque non basta: le caratteristiche del terreno e del clima, non si possono inventare e sono requisiti imprescindibili per la nascita di un grande vino; allora la mano dell’uomo deve solo operare bene e condurre la natura a compiere se stessa.
 Il lavoro nel vigneto segue il ciclo naturale della vite, che passa dalla dormienza invernale alla crescita ed alla fioritura primaverile, dalla maturazione degli acini in estate alla perdita delle foglie in autunno, per poi ritornare al riposo invernale.
La prima fase della vita del vigneto è la potaturaDa tradizione, si dovrebbe iniziare intorno a San Martino, cioè quando le viti hanno praticamente perso le proprie foglie e sono entrate in una fase di quiescenza.  Le viti sono creature fantastiche e particolari, vedendole spoglie e contorte d’inverno, nessuno immaginerebbe quell'esplosione di tralci, foglie e pampini che avviene nella stagione primaverile.
Potare una vite è un’attività di grande soddisfazione, perché ogni situazione è più o meno unica e permette di operare diverse scelte, in funzione della singola pianta e di quello che si vuole da lei ottenere. 
Dopo la potatura, seguono tutti i lavori di manutenzione del vigneto, controllo e sostituzione dei pali, fili, ancore di testata, etc.
Seguiranno le concimazioni di primavera e i primi sfalci dell’erba, che verranno ripetuti più volte nel corso della stagione, anche a seconda del clima.
Si cerca di mantenere un tappeto fitto e corto, che non vada a disturbare il primo filo dell’impianto, sottraendo risorse eccessive o creando un microclima caldo umido in estate.
Subito dopo, ci sono i tralci da legare, un’operazione ciclica, che deve seguirne lo sviluppo, man mano che questi si allungano, producendo nuove foglie e viticci.



Quando i germogli sul tralcio cominciano ad avere una certa lunghezza, si è raggiunta una certa temperatura ed una certa quantità di precipitazioni piovose, è tempo di iniziare i trattamenti fitosanitari per le malattie fungine (oidio e peronospora), che seguiranno l’andamento stagionale.
La vite nel frattempo è passata dalle prime foglioline pelose alle infiorescenze e poi ad un abbozzo di grappoli; questi, all’inizio dell’ estate, diventano acini “a grano di pepe” e poi frutti veri e propri, che si coloreranno con l’avanzare dell’estate.
A seconda del’annata, dato che (per quanto si faccia in potatura o nel vigneto) ci sono vendemmie più o meno produttive, si può rendere necessario un diradamento dei grappoli, per evitare ammassamenti e riequilibrare la carica complessiva di ogni singola pianta.   Nessuna vite, vecchia o giovane, può portare alla giusta maturazione e all’equilibrio ottimale una quantità eccessiva di uva.

Tra gli ultimi trattamenti, sfalci e legature, si arriva a fine luglio, e qui si hanno dai 15 ai 20 giorni di tempo prima di organizzare la vendemmia delle varietà più precoci.  Quindi, si può cominciare a preparare  attrezzatura e cantina per la vendemmia; ma quest'ultima è un capitolo a sé.

0 commenti:

Posta un commento